Corgini Ottavio
Fabbrico, 23 marzo 1889
Nato a Fabbrico il 23 marzo 1889, si diploma in ragioneria e consegue poi la laurea in scienze economiche e commerciali. Partecipa alla Prima Guerra Mondiale dove rimane mutilato. Funzionario di banca, emerge politicamente come esponente di primo piano del fascismo reggiano dopo la fondazione del fascio locale nel novembre 1920. Intellettuale brillante e oratore molto dotato, rappresenta gli interessi dei proprietari agrari reggiani riuniti nella Camera d’Agricoltura da lui presieduta. Nel 1921 viene eletto nelle liste del Blocco Nazionale e sostanzialmente guida il fascismo reggiano. Prende posizione contro il patto di pacificazione ma difende, contro lo stesso Mussolini, il fascismo locale dall’accusa di doppiezza. Si pronuncia a favore della trasformazione del movimento in partito e porta avanti l’idea di uno Stato forte, rispettato all’estero, che tuteli gli interessi dei proprietari. Nominato Sottosegretario all’Agricoltura del primo governo Mussolini, si dimette nel giugno del 1923, dopo essere stato radiato dal partito per aver manifestato la sua solidarietà a Misuri che alla Camera aveva tenuto un intervento criticando la politica del fascismo. Alla fine del 1923 prende pubblicamente posizione contro la fascistizzazione della stampa ed è sottoposto a sorveglianza da parte della pubblica sicurezza. Nel gennaio 1924 fonda l’associazione Patria e Libertà, di tendenza monarchica e nazionalista, ma non partecipa alle elezioni perché sottoposto a minacce. È anche condirettore del giornale “Campane a stormo”, legato allo stesso movimento, ma è costretto a riparare in Francia nel 1925. Il 26 novembre 1926 viene condannato per cinque anni al confino in contumacia. Rimpatria soltanto nel 1935 ma risulta sotto sorveglianza ancora nel 1942. Muore nel 1968.
Dall’Orto Giovanni
Reggio Emilia, 1900
Nasce da una famiglia della piccola borghesia di idee patriottiche. Nel 1917 riesce ad arruolarsi come volontario e combatte tra gli Arditi. Dopo la guerra si iscrive al Partito Repubblicano insieme ad Amos Maramotti ma segue da vicino la fondazione dei Fasci di Combattimento di Mussolini. Espulso dal partito repubblicano per la sua vicinanza al fascismo, è uno dei fondatori del fascio reggiano nel novembre 1920. Squadrista violento, ritenuto vicino a Balbo, partecipa prima allo scontro dell’Oltretorrente a Parma (agosto 1922) poi alla Marcia su Roma. Dopo la presa del potere di Mussolini fa carriera all’interno della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale poi nel Consiglio Nazionale delle Corporazioni. Durante la Guerra Civile Spagnola si occupa della logistica delle truppe italiane. Partecipa brevemente alla Seconda Guerra Mondiale e aderisce alla Repubblica Sociale mantenendo però compiti prevalentemente amministrativi. Muore nel 1989.
Lari Milton Luigi
Modena, 1900
Fglio di un docente universitario reggiano, frequenta il Liceo Classico. Diviene in seguito istruttore del Corpo dei Giovani Esploratori reggiani. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, a soli 17 anni, presta servizio come volontario lungo le coste meridionali dell’Adriatico e poi, diventato maggiorenne, frequenta la Scuola Militare di Modena e diventa ufficiale di Cavalleria. Distintosi dopo la rotta di Caporetto comincia a mostrare problemi di salute che lo costringono a frequenti degenze negli ospedali militari. Dopo la guerra è uno dei primi a tentare la fondazione di un Fascio a Reggio Emilia. Definito “vedetta estrema del Fascismo reggiano” dallo stesso Mussolini, partecipa attivamente allo squadrismo del 1920-21 e diventa poi segretario politico provinciale, carica che detiene fino al novembre 1921. Ormai minato dalla tubercolosi si ritira progressivamente dalla vita pubblica e muore il 1° febbraio 1924.
Maramotti Amos
Reggio Emilia, 12 giugno 1902
Si segnala già giovanissimo per l’attivismo politico. Di idee nazionaliste, tenta di arruolarsi a soli sedici anni come volontario durante la Prima Guerra Mondiale ma viene respinto. Dopo la guerra è presidente della sezione di Reggio dell’Associazione studentesca italiana e iscritto al Partito Repubblicano. Nell’inverno 1919-1920 prende contatti con la direzione milanese dei Fasci di Combattimento per la creazione di un fascio reggiano ma è convinto a desistere dagli stessi responsabili del movimento che temono la forza del Partito Socialista in città. Espulso nel corso del 1920 dal Partito Repubblicano a causa della sua vicinanza con il fascismo si trasferisce a Torino per studiare al Politecnico. Nel capoluogo piemontese rimane ucciso il 26 aprile 1921 durante uno scontro presso la Camera del Lavoro locale. Celebrato in seguito come un martire fascista, durante il regime gli viene dedicato un gruppo rionale (oggi Rione Santorre di Santarosa) a Torino e numerose associazioni di regime in tutta Italia.
Prampolini Camillo
Reggio Emilia, 27 aprile 1857
Figlio del ragioniere capo del Comune di Reggio. Dopo gli studi nel liceo di Reggio si iscrive all’Università di Giurisprudenza prima a Roma poi a Bologna dove si avvicina al socialismo. Si laurea con una tesi sul diritto del lavoro nel 1881 ed entra in corrispondenza con Andrea Costa. Comincia a pubblicare articoli sotto pseudonimo nel settimanale reggiano “Lo Scamiciato. Voce del popolo”. Nel corso degli stessi anni si accredita come uno dei dirigenti socialisti emergenti, ha corrispondenze con Colajanni e Turati e scrive su vari giornali mentre esercita la professione legale. Nel 1886 esce il primo numero de “La Giustizia. Difesa degli sfruttati” di cui è sia direttore che proprietario. Comincia un’intensa attività di propagandista che cesserà soltanto con l’avvento del fascismo. Nel 1890 viene eletto per la prima volta alla Camera nel Fascio Democratico Elettorale. Nel 1892 a Genova è tra i protagonisti del congresso e propugna la definitiva separazione tra socialisti ed anarchici. Viene rieletto alla Camera nel novembre dello stesso anno. Negli anni successivi si oppone con vigore alla politica di Crispi, il suo giornale subisce numerosi sequestri ma nel 1895 riesce comunque ad essere eletto in Parlamento dove rimane quasi senza interruzioni fino al 1921. Contrario all’uso della violenza, critica aspramente l’omicidio di Umberto I da parte dell’anarchico Gaetano Bresci. All’interno del Partito Socialista rappresenta uno degli esponenti più autorevoli dei riformisti, scettici nei confronti della linea rivoluzionaria del giovane Mussolini. Nel 1914 lancia una campagna molto intensa contro l’entrata in guerra dell’Italia e durante il conflitto interviene più volte alla Camera sul tema della pace. Nel 1919 difende con forza le ragioni del riformismo sia contro la linea massimalista del partito sia contro il leninismo. Nel 1920 il Partito Socialista conquista quasi tutti i comuni della provincia durante la tornata elettorale amministrativa ma a partire della fine dell’anno si scatena la violenza fascista. Il 14 marzo viene aggredito insieme all’amico Giovanni Zibordi. L’8 aprile i fascisti devastano la sede de “La Giustizia” mentre continuano gli atti di violenza contro le sedi socialiste e le cooperative. Alle elezioni del maggio 1921 i socialisti reggiani si astengono, contro le indicazioni della direzione nazionale. Nel 1922 rivolge diversi appelli per la collaborazione dei partiti contro il montare del fascismo e il 1° ottobre dello stesso anno fonda con Treves, Turati e Matteotti il Partito Socialista Unitario di cui “La Giustizia” è l’organo nazionale. Nel 1924 è eletto per l’ultima volta alla Camera. Dopo il delitto Matteotti cerca di organizzare un coordinamento delle forze di opposizione ma, a seguito delle violenze, è costretto a chiudere “La Giustizia” il 30 ottobre del 1925. L’anno successivo si trasferisce a Milano dove trova lavoro come contabile e commesso in un negozio di antiquariato. Malato gravemente, viene aiutato dai numerosi amici. Muore il 30 luglio 1930 a Milano.
Sichel Adelmo
Guastalla, 1857
Si laurea in Giurisprudenza a Bologna e inizia ad esercitare la libera professione. Tra il 1880 e il 1890 presta un’intensa attività politica nella Bassa reggiana, adoperandosi per lo sviluppo delle società di mutuo soccorso in alcuni casi diventate poi leghe di resistenza. Dopo la fondazione del PSI crea un Centro Elettorale per la Democrazia Sociale a Guastalla. Viene in seguito eletto al consiglio comunale nella stessa cittadina e comincia l’attività di propagandista nel Partito Socialista di Prampolini. Nel 1894 è il primo sindaco socialista di Guastalla. Viene eletto alla Camera per la prima volta nel 1897 e confermato per le seguenti sei legislature. Nel 1919, penalizzato dalla ridefinizione delle circoscrizioni elettorali dopo la riforma proporzionale, non viene rieletto ma continua l’attività politica. Nel 1921 è preso di mira dalla violenza fascista e il 6 aprile viene bastonato dagli squadristi. Si presenta alle elezioni del maggio dello stesso anno nonostante l’astensione proclamata dai socialisti reggiani e risulta eletto. Muore il 16 ottobre 1922.
Zibordi Giovanni
Padova, 19 settembre 1870
Si trasferisce nel 1886 a Poggio Rusco dove conosce Prampolini. Si laurea in Storia a Bologna, dove segue le lezioni di Carducci, e comincia a insegnare in vari istituti del modenese. Ha intanto intrapreso la carriera politica e nel 1901 diviene direttore del giornale mantovano “La Nuova Terra”. Nel 1904 è chiamato da Prampolini a dirigere “La Giustizia” e diviene, insieme a lui, il politico socialista più importante della provincia. Esponente del riformismo di sinistra all’interno del PSI si scontra nel 1912 con il giovane massimalista Mussolini di cui coglie i molti elementi di personalismo e arroganza. Eletto alla Camera nelle elezioni suppletive del 1915, viene confermato nelle elezioni del 1919. Nel 1920 prende più volte la parola in Parlamento per denunciare le violenze fasciste. Il 14 marzo lo stesso Zibordi viene minacciato dai fascisti che si spingono fin sotto l’abitazione di Prampolini sparando alcuni colpi di pistola. Dopo questo episodio si allontana da Reggio e vive prima a Roma poi a Milano dove dirige alcune pubblicazioni del Partito Socialista. A partire dagli stessi anni contribuisce con molti articoli a “Critica Sociale” denunciando il carattere autoritario del governo. Nel 1926 viene brevemente arrestato ma non sconta la successiva condanna a due anni di confino che viene commutata in un’ammonizione. Negli ultimi anni, ormai molto ammalato, si ritira a Bergamo dove muore il 30 luglio 1943.