A dispetto della mole di studi dedicati al fascismo delle origini, la storiografia è ancora in attesa di uno studio sistematico delle memorie dello squadrismo. Si tratta di una mancanza rilevante, perché queste ultime, ancor più che per il tesoro d’informazioni pratiche che celano al loro interno, appaiono cruciali rispetto all’interpretazione della complessità del fenomeno fascista.

Non solo le memorie ci permettono di meglio comprendere i meccanismi di funzionamento dello squadrismo (le parole d’ordine, le configurazioni politico-ideologiche, le dinamiche d’azione), ma ci consentono pure di affinare l’analisi dell’organizzazione, dello sviluppo e dell’adattamento di quel che rimase, per tutto il ventennio, il più potente mito di legittimazione del fascismo. Ben consapevoli della distanza che separa realtà storica e autorappresentazione, l’utilizzo di tali memorie – da considerare come documenti, e come tali da sottoporre a una rigorosa analisi filologica – risulta quindi estremamente prezioso. Anche perché, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, le memorie contenenti riferimenti significativi e non frammentari alla fase iniziale del movimento fascista non sono molte. La raccolta e l’analisi storica delle memorie dello squadrismo sono importanti anche per un altro motivo: essendo state scritte e pubblicate in periodi diversi, da autori che non sempre ebbero a che fare direttamente con gli eventi narrati, le memorie dello squadrismo, da approcciare avendo sempre cura di adottare una serie di cautele interpretative e metodologiche, rappresentano un formidabile strumento di analisi dell’evoluzione del regime. Le memorie che vengono qui offerte allo studioso, selezionate in modo da consentire le diverse fasi dello sviluppo dello squadrismo e dell’affermazione fascista, a partire da differenziate realtà territoriali dell’Emilia-Romagna, costituiscono quindi un patrimonio di grande valore, che riteniamo sarà ampiamente utilizzato dalla ricerca e consentirà di spingere più avanti il confine della conoscenza storica.

Andrea Baravelli