Vittime chiaramente riconducibili a scontri con le forze dell’ordine

2-3-4 luglio 1919. Imola

Violenza contro le persone e contro le cose. Scontri e saccheggi

Agitazione popolare e sciopero per l’introduzione di un calmiere. Primo giorno di agitazione era stato il 2 luglio con la definizione di un calmiere, lo sciopero generale e il comizio nel prato retrostante le scuole Carducci. Requisizione delle automobili a ricchi proprietari cittadini. Di tale attenzione furono oggetto il conte Annibale Ginnasi, i signori Celso Spagnoli e Giovanni Battista Raffi, il conte Tozzoni, al cui chauffeur fu anche imposto di trasportare un gruppetto di manifestanti a Castel Bolognese, Faenza e Forlì. Intanto “turbe di giovinastri facinorosi, di donne scalmanate e di ragazzaglia scomposta” si aggiravano dovunque, pretendendo, con minacce, nelle case, da mangiare e bere e imponendo presso i negozi il ribasso dei prezzi di tutti i generi». Ma il momento di massima tensione di quella giornata di mobilitazione fu il saccheggio della drogheria Ferrari: la mattina del 2 una folla si assembrò davanti al magazzino con l’intenzione di imporre la vendita a prezzi calmierati. Immediata la reazione al diniego del Ferrari: «la turba furibonda si diè senz’altro ad abbattere la porta e a iniziare il saccheggio». Non valse l’intervento di un primo nucleo di agenti e dello stesso capitano dei carabinieri: «Le esortazioni e gli ordini dei rappresentanti dell’autorità riuscirono vane; dall’interno i rivoltosi gittavano merci di ogni genere sulla strada ove erasene formato un mucchio, abbattendo, fracassando quanto veniva loro innanzi, e, urlando grida rivoluzionarie, inveivano con ingiurie e minacce contro i depositari della pubblica forza». Si fece intervenire la cavalleria che però fu impedita da robuste corde tese da un lato all’altro della via Emilia a difendere l’accesso al luogo del saccheggio, mentre il lancio di oggetti da parte dei saccheggiatori impauriva i cavalli. Miglior risultato non ebbe la fanteria, che anzi qualcuno sostiene venisse allettata dalle offerte di liquori e biscotti da parte dei dimostranti. Per il giorno dopo si annuncia un nuovo comizio per siglare la fine del moto, invece la situazione degenera. Dopo il tentativo fallito di invasione della casa di Berti Ceroni, presidente della Cassa di Risparmio, intervengono carabinieri e guardie cittadini, che esplodono i primi colpi di rivoltella. In quel breve tratto cittadino, tra i giardini pubblici e l’incrocio detto cantone dei quattro venti, mentre la folla defluisce dal comizio e incalza la forza pubblica che arretra, viene ferita una ragazza di 18 anni, Irma Guadagnini, e colpiti mortalmente il fornaciaio Sante Pirazzoli e l’infermiere Livio Mongardi. Qualche metro più in là cade un giovane socialista di 17 anni, Giulio Xella, poi è la volta di un viaggiatore di commercio forestiero, Aldo Ungarelli, colto davanti all’Albergo Italia. In Piazza delle Erbe, contigua al municipio, viene uccisa una donna, Caterina Landi, uscita di casa col secchio in mano per attingere acqua alla fontana. La figlia, affacciata alla finestra, la vede cadere. Nel frattempo sono feriti anche il giovane Francesco Casadio Caroli e tale Pelliconi Maria. La relazione dell’ispettore Saracini indica, appoggiandosi a una mappa della città, i punti in cui caddero uccisi o feriti a morte cinque cittadini, descrive i movimenti dei carabinieri e di altri agenti di polizia e cerca di individuare le responsabilità. Certo i carabinieri non spararono sempre in aria, e alla fine si calcolò che la forza pubblica aveva esploso oltre 120 colpi. Ma, sostiene il Saracini, è certo che anche alcuni dimostranti avevano armi da fuoco. Interessante è anche notare che nella medesima relazione egli chiedesse provvedimenti a carico di diversi graduati e suggerisse l’allontanamento da Imola del sottoprefetto cav. Limon «verso il quale sono anche dirette le critiche di una notevole parte della cittadinanza».

Uccisioni e aggressioni gravi di antifascisti ad opera di fascisti

9 agosto 1920. Loc. Portonovo, Medicina

Violenza contro le persone. Rissa, sparatoria. 4 morti

A Portonovo di Medicina uno scontro tra lavoratori e crumiri degenera in rissa, con l’esplosione di alcuni colpi di arma da fuoco e l’uccisione di 4 persone e il ferimento di altre 5. Nello scontro perdono la vita l’agente agrario Gesù Ghedini, i lavoratori crumiri Roberto Poletti e Luigi Barbieri e lo scioperante Celestino Dovesi. Per l’episodio vengono arrestati 45 lavoratori, 33 dei quali rinviati a giudizio per 3 omicidi e 3 tentati omicidi. Il 12 novembre 1923 in Corte d’Assise compaiono 31 imputati perché 2 sono latitanti. Il 30 novembre 1923 la corte emette questa sentenza: Eugenio Belletti 10 anni di reclusione; Angelo Brini 8 anni e 4 mesi; Guido Brini 10 anni; Giuseppe Cardinali 7 anni e 6 mesi; Giuseppe Caroli 7 anni e 6 mesi; Domenico Cesari 8 anni e 4 mesi; Innocenzo Cocchi 8 anni e 9 mesi; Francesco Dall’Olio 11 anni e 8 mesi; Augusto Dovesi 8 anni e 4 mesi; Pompeo Dovesi 9 anni, 8 mesi e 20 giorni; Adelmo Gollini 8 anni e 4 mesi; Alfonso Marchesi 7 anni e 6 mesi; Ettore Martelli 7 anni e 6 mesi; Luigi Martelli 7 anni e 6 mesi; Enea Modelli 10 anni; Giuseppe Nanni 10 anni; Pietro Sangiorgi 6 anni e 3 mesi; Alfredo Stignani 20 anni e 5 mesi; Aniceto Stignani 10; Arturo Zini 7 anni e 6 mesi. Geltrude Buttazzi fu amnistiata. Furono assolti: Raffaele Buselli, Marino Lenzi, Ulisse Lenzi, Alfonso Mongardi, Arturo Nanni, Augusto Nanni, Attilio Poggi, Mario Poggi, Mentore Tubertini, Emilio Zanetti (Corte d’Assise di Bologna. 1922-1923, p.134). Il 3 dicembre1923 sono processati, con rito abbreviato e difensore d’ufficio, i latitanti Antonio Gubellini e Luigi Poggi. Hanno 30 anni di reclusione Poggi e 25 Gubellini. Espatriano clandestinamente e si recano in URSS. Poggi perde la vita in un gulag, durante le purghe staliniste. Gubellini si stabilisce in URSS. I fratelli Ettore e Luigi Martelli di Massimiliano, condannati a 7 anni e 6 mesi, sono persone diverse dai fratelli Ettore e Luigi Martelli di Alessandro che, nello stesso periodo, abitano nella vicina Castel Guelfo di Bologna e sono politicamente attivi in campo antifascista. I fratelli Filippo e Innocenzo Modelli (incerta è la presenza di Celestino) il 17 novembre 1921 fanno parte della squadra fascista che entra nell’abitazione del bracciante socialista Ugo Morara a Medicina, lo trasporta in strada e l’uccide a colpi di bastone. Anche se Morara non ha partecipato allo scontro di Portonovo, il 30 gennaio 1923 la Corte d’Assise di Bologna amnistia i due Modelli, riconoscendo che quella e altre aggressioni sono fatte dai «fascisti contro gli elementi sovversivi del luogo a titolo di ritorsione per il grave eccidio di Portonovo». A parere dei magistrati, i fascisti «andavano per le osterie in cerca di comunisti e dove ne trovavano li bastonavano». Per motivare l’amnistia, i magistrati – tre mesi dopo la “marcia su Roma” – sostengono che è «incontestabile che i fatti vennero determinati esclusivamente da movente politico» e che «nei medesimi concorre anche il fine nazionale» e che «i partiti nazionali hanno svolto (quell’azione punitiva) per rintuzzare, anche fino alle estreme conseguenze, l’attività dei sovversivi». Nella motivazione il magistrato scrive che il provvedimento di amnistia emesso dal governo il 22 dicembre 1922 – e da lui applicato – è stato scritto «secondo la concezione fascista» Il 14 luglio 1944 Celestino Modelli viene giustiziato dai partigiani perché aderente alla RSI.


29 agosto 1920. Fontanelice

Violenza contro le persone e contro le cose. Danneggiamento e sparatoria

Durante una sparatoria tra coloni bianchi e squadre camerali scoppiata in un podere nella località di Santa Margherita, il bracciante Giuffrida Poggiali è colpito da una fucilata sparata da un colono della famiglia Trebbi. Una trebbiatrice viene distrutta durante lo scontro.


6 dicembre 1920. Castel San Pietro

Violenza contro le persone. Rissa

L’affissione di un manifesto murale “gravemente ingiurioso” nei confronti del Psi da parte del fascista bolognese Augusto Alvisi suscita la reazione di un operaio di Castel San Pietro, il quale comincia a staccare il manifesto. Da lì scoppia una colluttazione, nella quale ad avere la peggio fu il fascista bolognese. L’episodio costituisce il pretesto che i gruppi organizzati fascisti bolognesi attendevano per l’assalto al comune di Castel San Pietro, avvenuto il giorno seguente. Il 7 dicembre 1920 un centinaio di fascisti guidati da Baroncini e da un possidente locale invadono su tre camion e quattro automobili Castel San Pietro, terrorizzano e picchiano alcuni passanti. I fascisti devastano la Camera del Lavoro, la Cooperativa birocciai, la Lega Coloni e l’Ufficio di collocamento braccianti. Compiuta questa impresa, i fascisti si riversano nella piazza principale della cittadina, dove aggrediscono e pestano a sangue gli operai Mazzanti e Girotti, ricoverati d’urgenza all’ospedale in condizioni gravissime. Dopo l’aggressione ai due operai, i fascisti assaltano il municipio, devastando i vari uffici già precedentemente evacuati. Dopo aver percosso a sangue il Ragionier Romiti, capo dell’ufficio di ragioneria del comune e unico impiegato rimasto in Municipio, i fascisti salgono al piano superiore, dove si trovavano alcune aule scolastiche e irruppero nelle stesse.


 Violenza sulle cose di proprietà antifascista da parte di fascisti (incendi, assalti, distruzioni, a sedi sindacali politiche e cooperative)

6 dicembre 1920. Castel San Pietro

Violenza contro le persone. Rissa

L’affissione di un manifesto murale “gravemente ingiurioso” nei confronti del Psi da parte del fascista bolognese Augusto Alvisi suscita la reazione di un operaio di Castel San Pietro, il quale comincia a staccare il manifesto. Da lì scoppia una colluttazione, nella quale ad avere la peggio fu il fascista bolognese. L’episodio costituisce il pretesto che i gruppi organizzati fascisti bolognesi attendevano per l’assalto al comune di Castel San Pietro, avvenuto il giorno seguente. Il 7 dicembre 1920 un centinaio di fascisti guidati da Baroncini e da un possidente locale invadono su tre camion e quattro automobili Castel San Pietro, terrorizzano e picchiano alcuni passanti. I fascisti devastano la Camera del Lavoro, la Cooperativa birocciai, la Lega Coloni e l’Ufficio di collocamento braccianti. Compiuta questa impresa, i fascisti si riversano nella piazza principale della cittadina, dove aggrediscono e pestano a sangue gli operai Mazzanti e Girotti, ricoverati d’urgenza all’ospedale in condizioni gravissime. Dopo l’aggressione ai due operai, i fascisti assaltano il municipio, devastando i vari uffici già precedentemente evacuati. Dopo aver percosso a sangue il Ragionier Romiti, capo dell’ufficio di ragioneria del comune e unico impiegato rimasto in Municipio, i fascisti salgono al piano superiore, dove si trovavano alcune aule scolastiche e irruppero nelle stesse.


Vittime chiaramente riconducibili a scontri con le forze dell’ordine

22 agosto 1920. Imola

Violenza contro le persone. Arbitrio poliziesco, intimidazione, violenza armata

Si registrano una serie di episodi di prepotenza da parte dei carabinieri, che in più parti della città fanno irruzioni in abitazioni di socialisti ed esplodono colpi di rivoltella contro esponenti delle organizzazioni operaie. Tra i tanti episodi registrati su “La lotta” si segnalano i colpi di arma da fuoco sparati contro l’abitazione di Giuseppe Loreti, la decina di fucilate esplose in piazza Quaini contro un arrestato (rimasto fortunosamente illeso) e gli arresti arbitrari di Guglielmo Folli e Giuseppe Mariani. La “lotta”, denunciando come i militi agiscano da “arbitri assoluti della vita e della libertà dei pacifici cittadini”, propone ironicamente alle autorità di far affiggere dei cartelli con la scritta “Non guardate i carabinieri, pericolo di morte” per le vie della città.


Uccisioni e aggressioni gravi di fascisti ad opera di antifascisti e forze dell’ordine

17 settembre 1920. Mordano

Violenza contro le persone. Rissa, sassaiola, sparatoria, 1 morto

Omicidio del birocciaio Arcangelo Solferini. Nelle prime ore del pomeriggio all’entrata di un podere sito in località Volta, scoppiava una colluttazione tra il birocciaio Solferini e persone ignote. Il diverbio ben presto assunse una forma violentissima, con lancio di ciottoli, minacce con forconi e l’esplosione di vari colpi di rivoltella, fatali per il Solferini. Il Diario evidenzia come Solferini fosse l’unico colono di Mordano che non avesse dato adesione alla Lega socialista.


17 ottobre 1920. via Emilia, Imola

Violenza contro le persone. Fucilata

Domenica 17 ottobre intorno alle ore 12 Dino Grandi, giovane avvocato di Mordano con studio a Imola, è aggredito a colpi di rivoltella mentre percorre in bicicletta la via Emilia all’altezza della chiesa di Sant’Agostino. Grandi esce illeso e non ci sono feriti tra i passanti. Tra le ipotesi dell’aggressione, la partecipazione di Dino Grandi a una manifestazione fascista tenuta a Bologna nei giorni precedenti o gelosie professionali.


10 aprile 1921. Piazza Cavallotti, Imola

Violenza contro le persone. Rissa, sparatoria, bastonatura, pestaggio

Domenica 10 aprile in piazza Cavallotti, attuale piazza Caduti per la libertà, nel corso di una colluttazione tra un gruppo di giovani fascisti e alcuni giovani operai, un giovane fascista, Luigi Galanti di Ponticelli, è ferito dai colpi sparati da un compagno, che gli perforano un polmone. Le forze dell’ordine perquisiscono molti passanti e il Circolo Ritrovo Socialista. Dopo poche ore, giungono a Imola squadre di fascisti da Castel San Pietro e da Toscanella, insieme ad altre provenienti da Bologna e guidate dall’imolese Gino Baroncini (1893-1970), appartenente al Fascio bolognese; le squadre sfilano per le vie e tengono una dimostrazione nella piazza Vittorio Emanuele, attuale piazza Matteotti. In quella circostanza vengono bastonati dai fascisti numerosi antifascisti, tra cui il giovane comunista Enrico Ronchi. Pensiero Sportelli ed Enrico Capuani vengono invece malmenati dai carabinieri. Diretta conseguenza dei disordini di domenica 10 aprile, è anche l’arresto, il giorno successivo, di alcune famiglie di profughi ungheresi residenti a Imola ma estranei alla politica imolese, le quali sono inviate all’estradizione in Austria. Lunedì 11 esce un numero straordinario del settimanale “La lotta” dal titolo Contro tutte le violenze fasciste vi è la forza e la disciplina del proletariato.


Altre azioni di violenza politica e casi ambigui

4 novembre 1920. Imola

Violenza contro le cose. Scioperi e disordini

Il 4 novembre, in occasione dell’anniversario della fine della grande guerra, si registrano disordini alimentati da squadre di fascisti che in serata assaltano la Camera del lavoro, al cui presidio erano stati chiamati anche socialisti imolesi; sono oltre 60 i ciclisti rossi imolesi che si dirigono a Bologna con l’intento di dare man forte ai socialisti felsinei. Intervengono le forze dell’ordine, che rintracciano armi all’interno della Camera del lavoro e arrestano i socialisti (64 imolesi su 96 arrestati). A Imola il giorno dopo è indetto uno sciopero con astensione dal lavoro e chiusura dei negozi; la sezione imolese del Partito socialista, tramite il Magazzino generale cooperativo e lo spaccio comunale, organizza misure per sostenere le famiglie degli imolesi carcerati. I socialisti arrestati sono rilasciati dopo qualche giorno

Uccisioni e aggressioni gravi di antifascisti ad opera di fascisti

15 maggio 1921. Via Cavour, Imola

Violenza contro le persone. Aggressione, bastonatura, tumulti

Aggressione fascista al sindaco di Imola Giulio Miceti, che viene raggiunto da un gruppo di una decina di bastonatori fascisti mentre rincasa. La notizia diventa presto di pubblico dominio e gli operai imolesi scendono in piazza Cavallotti dove si verificano alcuni tumulti, sedati dai carabinieri, i quali operano una perquisizione alla sede del fascio di via Cavour, dove vengono requisite cinque rivoltelle e numerosi proiettili. Questa sarà soltanto la prima di numerose aggressioni subite dal sindaco, che verrà ripetutamente malmenato nel corso di quel periodo. Per esempio, il 15 luglio 1921 di fronte alla porta di casa sua e all’uscita dalla Sacmi (Società Anonima Cooperativa Meccanici Imola) subirà un ulteriore pestaggio.


25 maggio 1921. Castel Guelfo

Violenza contro le persone. Bastonatura e omicidio

A Castel Guelfo di Bologna il birocciaio socialista Enrico Bonoli viene fatto oggetto di una pesante bastonatura da parte di un gruppo di fascisti, tanto da morire il 18 giugno dello stesso anno per effetto delle ferite riportate in quella contingenza.


13 luglio 1921, Fraz. San Prospero. Imola

Violenza contro le persone. Sparatoria. 1 morto

Uccisione del bracciante anarchico Ugo Masrati (in alcuni documenti Ugo Matarassi o Materoni), freddato dal fuoco aperto da una quindicina di fascisti giunti in camion al podere Colombarina di San Prospero, dove Masrati lavorava. L’intento della spedizione fascista è quello di far cessare con la forza la trebbiatura delle organizzazioni socialiste.


9 ottobre 1921, Caffè del Commercio. Imola

Violenze contro le persone. Rissa, bastonatura

Intorno alle 14, mentre Andrea Marabini si trovava insieme ad alcuni amici al Caffè del Commercio, fu invitato dal fascista Pollini a uscire dall’esercizio. Al reciso diniego del Marabini, il fascista adunò immediatamente alcuni altri fascisti, appostati nelle vicinanze del caffè Sganapino. Nei tafferugli che ne scaturirono rimasero contusi i fascisti Ferruccio Cimatti e tale Nanni da Dozza, mentre Olindo Costa, socialista, fu pesantemente bastonato e poi arrestato. Tra gli arrestati anche il padre di Ugo Masrati, ferocemente ucciso dai fascisti nel corso dell’estate precedente.


3 novembre 1921. Caffè Grilli, Fontanelice

Violenza contro le persone. Sparatoria, bastonatura, accoltellamento

Agguato di una squadra di 8 fascisti armati di bastoni e rivoltella ai danni di un gruppo di socialisti riunitisi al caffè Grilli. I socialisti Luigi Biagi, Mario Berti e Cassano Biagi rimangono feriti, così come tale Domenico Tabani, “estraneo alle competizioni politiche” colpito da una coltellata al basso ventre e ricoverato in condizioni critiche all’Ospedale. “La lotta” indica tra li autori del gesto i fascisti Giuseppe Dardi, Francesco Dardi, Raffaele Ravaglia, Aldo Zuffa, Guerrino Betti e Silvio Monti. “Il Carlino” e “Il progresso” liquidano gli avvenienti come una rissa da bar.


9 novembre 1921. Fontanelice

Violenza contro le persone. Accoltellamento, 1 morto

Aggressione ai danni dell’operaio socialista Domenico Bubani che, ritornando a casa, viene sorpreso e accoltellato da una squadra di fascisti. Morirà il 12 novembre 1921 dopo tre giorni di agonia. Alcune fonti indicano come autore del gesto il fascista Alfio (Aldo?) Zuffa.


17 novembre 1921, Medicina

Violenza contro le persone. Omicidio

Uccisione del socialista Ugo Morara. I fratelli Filippo e Innocenzo Modelli (incerta è la presenza di Celestino) fecero parte della squadra fascista che entrò nell’abitazione del bracciante socialista Ugo Morara a Medicina, lo trascinò nella pubblica piazza e lo bastonò a sangue, uccidendolo. Il 30 gennaio 1923 la Corte d’Assise di Bologna amnistiò i due Modelli, riconoscendo che quella e altre aggressioni erano fatte dai «fascisti contro gli elementi sovversivi del luogo a titolo di ritorsione per il grave eccidio di Portonovo». A parere dei magistrati, i fascisti «andavano per le osterie in cerca di comunisti e dove ne trovavano li bastonavano». Per motivare l’amnistia, i magistrati – tre mesi dopo la “marcia su Roma” – sostennero che era «incontestabile che i fatti vennero determinati esclusivamente da movente politico» e che «nei medesimi concorre anche il fine nazionale» e che «i partiti nazionali hanno svolto (quell’azione punitiva) per rintuzzare, anche fino alle estreme conseguenze, l’attività dei sovversivi». Nella motivazione il magistrato scrisse che il provvedimento di amnistia emesso dal governo il 22.12.1922 – e da lui applicato – era stato scritto «secondo la concezione fascista» Il 14.7.1944 Celestino Modelli fu giustiziato dai partigiani perché aderente alla RSI.


25 novembre 1921. Fontanelice

Violenza contro le persone. Accoltellamento. 1 morto

Vincenzo Bubani, socialista, viene ucciso in un agguato di fascisti. Non identificati gli autori del gesto.


 Violenza sulle cose di proprietà antifascista da parte di fascisti (incendi, assalti, distruzioni, a sedi sindacali politiche e cooperative)

10 aprile 1921. Loc. Toscanella, Dozza

Violenza contro le persone e contro le cose. Irruzione, bastonatura, spoglio, pestaggio, minacce

Irruzione in casa e bastonatura ai danni del socialista Augusto Alpi. Alcuni fascisti, dopo un inseguimento a sostenuta velocità, impongono al tram Imola-Bologna di fermarsi poiché da uno dei suoi finestrini era stata sventolata una bandiera rossa. Una volta fermato il convoglio, due giovani socialisti, Bruno Zotti e Mario Zaccherini, vengono bastonati a sangue. Entrambi finiscono all’Ospedale di Castel San Pietro Terme con importanti lesioni. Dopo l’agguato i fascisti fecero irruzione nel Circolo Socialista, dove rapinano la banconiera e sequestrano un simpatizzante socialista, Augusto Zaganelli, che viene brutalmente pestato. Inoltre, fanno irruzione nelle abitazioni di Loreti e Trerè, altri due socialisti.


10 aprile 1921. Mordano

Violenza contro le persone e contro le cose. Irruzione, pestaggio, incendio, danneggiamento

Circa una trentina di fascisti a bordo di alcune automobili piombano notte tempo a Mordano. Dopo aver percosso alcuni operai, tra i quali si registrano Giuseppe Zambrini e Remo Zimi, essi penetrano negli uffici delle Lega Braccianti e della Cooperativa Muratori, asportando registri e suppellettili, poi incendiati nella pubblica piazza. Vengono danneggiati anche il Circolo Proletario e la Sezione Comunista. “La lotta” denuncia la connivenza dei carabinieri che secondo il settimanale socialista sarebbero rimasti “alla finestra tranquilli e sorridenti a osservare”. Vengono indicati come responsabili i fascisti Franco Cannonieri e Giuseppe Anconetani, entrambi latitanti.


25 aprile 1921. Imola

Violenza contro le persone e contro le cose. Sparatoria, minacce, occupazione del palazzo comunale, scorribanda

In occasione delle elezioni politiche, il presidente dell’Agraria Giacobbe Manzoni organizzò un comizio imponente con l’arrivo di 300 fascisti venuti da Bologna. Questi occuparono il palazzo comunale e vi fecero esporre il tricolore. Tutta la città avrebbe dovuto essere imbandierata ma solo 16 palazzi (di cui 6 nobiliari, 8 di agrari, i circoli Riunione Cittadina e Palazzo Sersanti) obbedirono. La manifestazione si concluse con scorribande per le vie della città, spari, minacce e, al ritorno, danni alle leghe di Mordano e Sesto Imolese.


8 maggio 1921. Fraz. Sasso Morelli, Imola

Violenza contro le persone e contro le cose. Devastazione, bastonatura

Intorno alle 17 un folto gruppo di fascisti, tra cui si registrano Augusto Alvisi di Castel San Pietro e i fratelli Biagio e Corrado Castaldi, giungono in camion a Sasso Morelli, irrompendo all’interno del Circolo Organizzati di Sasso Morelli, dove bastonarono i presenti, tra cui il segretario della Camera del Lavoro di Imola. Sopraggiungono altri due camion carichi di fascisti che, nuovamente penetrati nel Circolo, devastano tutto, distruggendo mobili e asportando timbri e registri anche dall’Ufficio di Collocamento e dall’Ufficio della Cooperativa Birocciai.


28 maggio 1921. Imola

Violenza contro le persone e contro le cose. Irruzione, devastazione, bastonature, accoltellamenti

Sabato sera 28 maggio una cinquantina di fascisti bolognesi, scortati dai loro omologhi imolesi, provenienti dalla sede del Fascio imolese in via Cavour, si nascondono nel giardino della chiesa di San Domenico e si appostano tra le piante della ghiacciaia che si trovano di fronte all’entrata del Circolo ritrovo socialista in via Orsini; alcuni passanti si accorgono dei movimenti e avvertono i frequentatori del circolo che fanno allontanare donne e bambini, si allontanano anche l’on. Marabini comunista e on. Ercolani socialista, in quel momento presenti nel circolo. I fascisti fanno irruzione, viene lanciata una bomba contro il banco delle bevande, sono feriti a colpi di pistola e di pugnale sette frequentatori del circolo, Paolo Baroncini, Domenico Ferri, Luigi Dardi, Eugenio Casadio Pirazzoli, Aurelio Lucchi, Ezio Zanelli, alcuni gravemente. Nella fuga dopo l’assalto i fascisti feriscono un passante, tale Carlo Loreti. I carabinieri intervengono con cautela e sembrano “manovrati” da persone vestite di nero e facilmente riconoscibili. L’atto di violenza suscita enorme scalpore e la città è sbigottita. Il giorno seguente, domenica 29 maggio, il sindaco Miceti fa affiggere un manifesto di pacificazione. I giornali locali, “La Lotta” socialista, “Il momento” comunista e “Sorgiamo!” anarchico, riportano le deposizioni di testimoni e il ricordo dei feriti. “Il Momento” lancia una sottoscrizione per raccogliere denaro a sostegno delle famiglie dei feriti, e in meno di un mese sono raccolte 27.000 lire. Sei persone sono indagate per i danni e il ferimento delle sette persone all’interno del circolo. Nel mese di dicembre si conclude l’istruttoria, vengono rinviati a giudizio tre accusati, mentre gli altri sono assolti per insufficienza di prove. Nella domenica si verificarono incidenti senza conseguenze per il pronto intervento della forza pubblica. Furono sciolti assembramenti e fu ordinata la chiusura dei pubblici esercizi per le 12. nella serata il Sindaco pubblicò un manifesto incitando alla pacificazione e al disarmo degli animi. Il comitato del Fronte unico proletario distribuì volantini condannando il criminale gesto fascista ed esprimendo fervidi auguri ai feriti. Il fascio espose pure un manifesto dicendosi disposti alla pacificazione qualora i partiti contrari ne diano garanzia. L’assalto del 28 maggio dà il via a un crescendo di aggressioni personali di stampo politico, che finora erano state episodiche, e che si intensificano a fronte di una sempre più marcata assenza/connivenza delle forze dell’ordine. Per l’agguato al circolo vengono rinviati a giudizio per danneggiamento e lesioni Amedeo Ferrantini, Giuseppe Cilini, Mario Valdrè. Galvani Mario e Baravelli Silvio sono assolti per non aver commesso il fatto.


17 giugno 1921. Imola

Violenza contro le persone e contro le cose. Irruzione, bastonature, tafferugli

La Camera del Lavoro aveva indetto per venerdì 17 giugno 1921 al teatro comunale una riunione generale degli organizzati per discutere del problema della disoccupazione. Alla sera del giovedì arrivarono a Imola numerose squadre di fascisti (quasi 500 effettivi), guidate da Dino Grandi, tanto che il sottoprefetto, temendo disordini aveva emanato un ordine di chiusura di tutti gli esercizi pubblici. L’ordine fu però osteggiato dai fascisti che con minacce e colpi di bastone imposero l’apertura di tutti i negozi. Dopo aver bastonato Paolo Giselli, Nevio Astorri e Alessio Sarti, i fascisti, riuscendo ad avere la meglio sulle forze di pubblica sicurezza, assaltarono il Municipio dal cui balcone issarono la loro bandiera. Altri fascisti nel frattempo, irruppero in alcune chiese del centro storico, imponendo ai sagrestani di far suonare le campane. I fascisti riuscirono poi a penetrare nella Camera del Lavoro malmenando il custode, Luigi Sportelli, e issando la loro bandiera anche in quel luogo. Dopo aver fatto irruzione anche nell’abitazione dell’on. Ercolani, dalla quale furono asportati alcuni documenti, i fascisti fecero irruzione nelle scuole elementari e nella Pretura pretendendo che fosse esposta la loro bandiera. Un altro gruppo tornato davanti al municipio tentava di entrarvi. Avvennero colluttazioni con la forza pubblica e rimasero lievemente feriti due agenti ed un fascista. A seguito dell’intervento dell’On. Grandi il sottoprefetto permise poi che la bandiera fosse esposta nella torre dell’orologio. I fascisti esposero pure una bandiera all’esterno del balcone del municipio con il consenso del custode. Durante dimostrazione alla Torre dell’Orologio un capitano di fanteria provocò incidente essendo intervenuto contro l’opera dei funzionari di P.S.


22 giugno 1921. Loc. Ponte Santo, Imola

Violenza contro le persone e contro le cose. Sparatoria, irruzione, devastazione, spoglio

Un piccolo gruppo di fascisti di Imola e Bologna, dopo essere stati fatti segno di alcuni colpi di rivoltella andati a vuoto, penetra nella villa Andrea Costa, luogo di ritrovo delle organizzazioni operaie, di Ponte Santo gettando tavoli e panche nel cortile, trafugando registri e frantumando ogni cosa, arrecando un danno stimabile in 200 lire circa. Tra i denunciati per l’azione si registra il nome di Luigi Lambro.


23 agosto 1921. Fraz. Spazzate Sassatelli, Imola

Violenza contro le persone e contro le cose.

Assalto alla cooperativa di consumo di Spazzate Sassatelli. Otto fascisti giunti nella frazione su un camion, costrinsero l’incaricato della Cooperativa di Consumo di Spazzate Sassatelli, Tommaso Della Silvia, ad aprire il portone della stessa. Una volta dentro, devastarono quanto trovarono all’interno, allagando con il vino contenuto nelle botti la cantina e dando fuoco alle panche e alle tavole trasportate all’esterno. Vengono asportati anche denaro, bottiglie di liquore e documenti contabili.


Vittime chiaramente riconducibili a scontri con le forze dell’ordine

1 dicembre 1921. Imola

Violenza contro le persone. Arbitrio poliziesco, pestaggio. 1 morto

Emilio Zardi, mentre sta seduto al Caffè Grilli, viene arrestato dai carabinieri e portato in caserma. Qui, secondo fonti anonime, sarebbe stato picchiato e randellato, riportando gravi ferite che lo conducono, qualche giorno dopo, alla morte.


Uccisioni e aggressioni gravi di fascisti ad opera di antifascisti e forze dell’ordine

11 luglio 1921. Via Garibaldi, Imola

Violenza contro le persone. Sparatoria, bastonatura

Nei pressi della Rocca i fratelli Giuseppe e Luigi Rocca e il segretario del fascio imolese Mansueto Cantoni sono fatti oggetto di colpi di pistola da parte del maestro Ciro Beltrandi, di simpatie anarchiche. Luigi Rocca, presidente del circolo Silvio Pellico e attivista del partito popolare, rimane ferito. Il feritore viene arrestato dai carabinieri che, prima di trarlo in arresto, lo bastonano, procurandogli gravi lesioni polmonari che saranno una delle cause che lo porteranno a morire di tubercolosi nel 1941 in Belgio.


16 luglio 1921. Fraz. Piratello, Imola

Violenza contro le persone. Sparatoria, 1 morto

Uccisione del colono iscritto alle Fratellanze Coloniche Ugo Argilli che, mentre rincasava, viene freddato da alcuni colpi di fucile. La mattina stessa aveva fatto richiesta di iscrizione al fascio di combattimento. Sul movemente dell’omicidio permangono alcune perplessità: alcuni dei parenti della vittima esprimono il dubbio che si tratti di un omicidio dovuto a motivazioni passionali. Si scatena una caccia all’uomo dei fascisti che consegnano alcuni sospettati dell’uccisione di Ugo Argilli alle forze dell’ordine. Il giovane Argilli, come la settimana prima Edgardo Gardi, viene considerato martire fascista e riceve imponenti funerali in cui si schierano anche le componenti cattoliche e liberali in un solo fronte antisocialista, comunista e anarchico. Il giorno seguente seguono episodi di rappresaglia: squadre di fascisti devastano completamente l’ufficio macchine della Cooperativa di Consumo, l’ufficio della lega coloni, gli uffici di redazione de “La lotta” e la Biblioteca Socialista ad essi annessa. Stessa sorte tocca ai locali del partito socialista di via Felice Orsini, spogliati del mobilio, dei suppellettili e di documenti che vengono lanciati fuori dalle finestre. Danni per parecchie decine di migliaia di lire. Lunedì mattina 18 alcune squadre di fascisti cercano di impedire l’apertura alla Cooperativa di consumo, che riesce ad aprire solo alle ore 10. Altri incidenti avvennero in città: bastonature ai danni di Marco Dal Bosco, Ercole Fossi e Renato Meldarelli; distruzione della bottega del barbiere di simpatie anarchiche Decimo Sarti.


21 luglio 1921. Imola

Violenza contro le persone. 

In un’osteria presso le Ca’ ed Galtè (nell’attuale incrocio tra via Campanella e via della Resistenza), scontro a fuoco tra anarchici e fascisti: il giovane muratore anarchico Vincenzo Zanelli riuscì a colpire da terra, prima di essere ucciso, l’assalitore Francesco Nanni, a sua volta colpito, che morirà qualche giorno dopo. Sulla vicenda le fonti giornalistiche presentano l’una di fronte all’altra ad escludersi a vicenda due versioni assai diverse. Secondo la versione data dal Carlino i fascisti sarebbero caduti in una imboscata loro tesa da alcune persone: donde la loro difesa e rappresaglia nell’uccidere il Zanelli sparando contro il luogo donde erano partiti i colpi. Secondo la versione dell’Avanti! I fascisti si sarebbero fatti addosso al Zanelli ingiungendogli di alzare le mani e sparandogli poi contro: donde la difesa del Zanelli e le conseguenti mortali ferite inflitte al Nanni. Per Vincenzo Zanelli si tiene domenica 24 pomeriggio il trasporto funebre imponente, ma silenzioso e senza bandiere, mentre per Francesco Nanni martedì 26 è organizzato un funerale solenne con gonfalone del Comune, gagliardetti, vessilli e discorso di Dino Grandi. Alla fine di dicembre, al termine dell’istruttoria per i due delitti, il procuratore generale di Bologna chiede assoluzione per fascisti e comunisti coinvolti, e il rinvio a giudizio per Enrico Tarozzi e Sante Farina per omicidio di Francesco Nanni. I fascisti imolesi scagionati, Siboni, Rivalta e Barbieri, al rientro a Imola sono accolti festosamente alla fornace Gallotti. Si forma un corteo fino in città, che le forze dell’ordine tentato di sciogliere due volte inutilmente in via Emilia e in piazza Vittorio Emanuele; si tiene un brindisi finale al circolo cittadino con discorso del segretario del fascio imolese Cantoni.


23 novembre 1921. Casona di Frassineto, Castel San Pietro

Violenza contro le persone e contro le cose. Rissa, sparatoria, incendio, 2 morti

La sera del 23.11.1921 nell’osteria della Casona a Frassineto (Castel S. Pietro Terme), 7 militanti del PSI stanno giocando a carte quando entrano i fascisti Giuseppe Barnabà, Giuseppe Ghini e Remo Ravaglia di Casalfiumanese. Quando i tre intimano ai socialisti di cessare ogni attività politica, ha luogo uno scontro violentissimo con bastonate e rivoltellate. Il fascista Ravaglia, colpito da numerosi colpi di bottiglia in testa e con sassate al volto, rimane ucciso e il 27 muore anche Barnabà. Alcuni giorni dopo, per rappresaglia, i fascisti bruciano la Casona. I carabinieri arrestano 9 militanti socialisti: Ermete Dallavalle, Ettore Dallavalle, Aldo Forni, Cesare Marchetti, Andrea Minghini, Giuseppe Salieri, Aldo Serotti, Aristide Serotti Tolomeo Tattini. Minghini e Tattini vengono prosciolti in istruttoria e gli altri rinviati a giudizio per omicidio. L’8.11.1923 la Corte d’Assise emette questa sentenza: Ettore Dallavalle 4 anni, 8 mesi e 20 giorni; Forni 2 anni, 5 mesi e 8 giorni; Marchetti 7 anni e 29 giorni; Salieri 2 anni, 4 mesi e 10 giorni; Aristide Serotti 4 anni, 5 mesi e 9 giorni; Aldo Serotti 3 anni e 3 mesi. Ermete Dallavalle assolto.


10 aprile 1921. Piazza Cavallotti, Imola

aprile 1921. Piazza Cavallotti, Imola
Violenza contro le persone. Rissa, sparatoria, bastonatura, pestaggio

Domenica 10 aprile in piazza Cavallotti, attuale piazza Caduti per la libertà, nel corso di una colluttazione tra un gruppo di giovani fascisti e alcuni giovani operai, un giovane fascista, Luigi Galanti di Ponticelli, è ferito dai colpi sparati da un compagno, che gli perforano un polmone. Le forze dell’ordine perquisiscono molti passanti e il Circolo Ritrovo Socialista. Dopo poche ore, giungono a Imola squadre di fascisti da Castel San Pietro e da Toscanella, insieme ad altre provenienti da Bologna e guidate dall’imolese Gino Baroncini (1893-1970), appartenente al Fascio bolognese; le squadre sfilano per le vie e tengono una dimostrazione nella piazza Vittorio Emanuele, attuale piazza Matteotti. In quella circostanza vengono bastonati dai fascisti numerosi antifascisti, tra cui il giovane comunista Enrico Ronchi. Pensiero Sportelli ed Enrico Capuani vengono invece malmenati dai carabinieri. Diretta conseguenza dei disordini di domenica 10 aprile, è anche l’arresto, il giorno successivo, di alcune famiglie di profughi ungheresi residenti a Imola ma estranei alla politica imolese, le quali sono inviate all’estradizione in Austria. Lunedì 11 esce un numero straordinario del settimanale “La lotta” dal titolo Contro tutte le violenze fasciste vi è la forza e la disciplina del proletariato.


6 giugno 1921. Fraz. Sasso Morelli, Imola

Violenza contro le persone. Sparatoria

Lo studente fascista Lino Rocchi viene fatto segno di alcuni colpi di rivoltella mentre percorre la strada verso Ortodonico in località Albero Buco. Uno di questi proiettili gli trapassa il braccio, causandogli una ferita guaribile in 10 giorni. Dopo il ferimento dello studente fascista Lino Rocchi, i fascisti “sostituiscono i carabinieri” e perquisiscono le abitazioni di presunti antifascisti nella località di Albero Buco, intimidendone gli abitanti e minacciando di bruciare le case. Sequestrano il giovane Umberto Galassi, caricandolo sul camion e consegnandolo ai carabinieri di Imola.


10-11 luglio 1921. Imola

Violenza contro le persone e contro le cose. Sparatoria, bastonature, assalto, devastazione, incendio, 1 morto

Uccisione del ragioniere Edgardo Gardi da parte di Primo Bassi, figura di spicco dell’anarchismo romagnolo. Nell’affollata birreria Pasetti del centro Primo Bassi venne aggredito da un gruppo di fascisti; ben presto si ingenera uno scontro a fuoco. Uno dei numerosi colpi della sparatoria uccide un avventore, l’impiegato della camera agraria e cugino del poeta Imolese Luigi Orsini Edgardo Gardi che, pur non essendo iscritto al fascio, divenne un martire nella retorica fascista. Al processo, nonostante la perizia balistica scagionasse Bassi inchiodando all’accaduto uno degli assalitori, l’anarchico ugualmente condannato a vent’anni di carcere. Dopo l’uccisione di Edgardo Gardi si scatenò la caccia all’anarchico: durante la notte del 10 luglio fu devastata e data alle fiamme la sede dell’Unione Sindacale in via Quarto con la redazione del giornale anarchico “Sorgiamo!” e l’annessa biblioteca. I fascisti impongono alla cooperativa tipografica editrice Galeati di non stampare “Sorgiamo!” e alle edicole di non distribuirlo. La redazione decide di fare stampare a Bologna il giornale e di non darlo alle edicole, e con il n. 30 del 6 agosto giornale diventa quindicinale ed è stampato a Bologna. Poco dopo contro il comunista Romeo Romei furono sparati tre colpi di rivoltella che lo ferivano alla gamba destra. L’attentatore veniva identificato con il fascista Leandro Ravaglia e arrestato in data 22 agosto 1921. Il Ravaglia verrà poi condannato in data 20 gennaio 1922 a cinque mesi di reclusione. Per Edgardo Gardi, non iscritto al Fascio imolese, sono organizzati funerali imponenti in San Cassiano, si forma un corteo affollatissimo con sosta a Croce Coperta dove tengono discorsi Gino Baroncini e Mansueto Cantoni; nei giorni successivi la piazza Duomo, allora intitolata a Francisco Ferrer è intitolata a Gardi; solo nel 1931 sarà ripristinata la denominazione. Sul settimanale cattolico “Il diario” è pubblicata una lettera di pacificazione del vescovo di Imola Paolino Tribbioli. Il giornale fascista “L’assalto” pubblica una lettera della vedova di Edgardo Gardi, Maria Baldisserri di riconoscenza al segretario del fascio imolese Cantoni per la partecipazione alle esequie del marito. Poco prima dei funerali di Gardi si verificano numerosi episodi di violenza con il muratore Alfonso Beltrandi, l’oste Aldo Fantazzini e il capo delle Guardie Municipali Marco Buscaroli contusi e ridotti in ospedale dalle bastonature di alcuni fascisti.

Uccisioni e aggressioni gravi di antifascisti ad opera di fascisti

20 febbraio 1922. Imola

Violenza contro le persone. Bastonatura

Bastonatura fascista ai danni di Andrea Marabini, figlio di Anselmo e animatore cittadino del Partito Comunista d’Italia, che di fronte alla farmacia della SS. Annunziata viene raggiunto da un nugolo di fascisti che gli provoca una ferita lacero contusa alla regione frontoparietale di destra guaribile in 10 giorni. Anche Antonio Guerra subisce una bastonatura che gli provoca ferite guaribili in 5 giorni.


12 marzo 1922. Fraz. Sesto Imolese, Imola

Violenza contro le persone. Tafferugli, bastonatura

Durante alcuni tafferugli scoppiati tra fascisti e socialisti di fronte al fabbricato in ristrutturazione che le organizzazioni operaie vorrebbero rendere la Casa del Popolo di Sasso Morelli, l’operaio socialista Enrico Minghetti viene ferito a un braccio da un colpo di rivoltella, con ferita guaribile in giorni 25 salvo complicazioni. Un altro dei contendenti viene mancato di pochissimo da un colpo, che gli buca il cappello. “La lotta” denuncia la connivenza con i fascisti dei carabinieri, i quali secondo il settimanale socialista “accompagnarono in caserma i fascisti, tutti armati, e indi alle loro automobili, senza pensare di disarmarli” e “scambiavano saluti, sorrisi e strette di mano con loro, come per felicitarsi della bella azione compiuta”.


1 maggio 1922. Imola

Violenza contro le persone. Bastonatura, tafferugli, sparatoria, 1 morto e 4 feriti

Tafferugli in viale Dante tra i carabinieri e, da una parte, il corteo delle organizzazioni operaie, dall’altra un gruppo di circa un centinaio di fascisti. La violenza si diffonde in tutto il centro storico della cittadina, con Piazza Cavallotti e Piazza Vittorio Emanuele occupate dai fascisti, che bastonano e brutalizzano molti dei passanti. A Casa Rigolino di Linaro era in atto una manifestazione popolare, per la Festa del lavoro, quando furono sparati colpi di rivoltella sui presenti. Alcuni fascisti – nascosti dietro l’argine di un canale – spararono alla cieca a scopo terroristico. Nell’eccidio perse la vita Luigi Trombetti e restarono feriti Luigi Bassani, Teresa Baroncini, Paolo Falconi e Remo Sgubbi. I fascisti non furono identificati. I carabinieri – a conferma del fatto che i sicari avevano cercato la strage – raccolsero una trentina di bossoli di rivoltella e di fucile. Gli episodi di violenza si susseguono per tutta la giornata, con le bastonature e gli incidenti che terminano soltanto intorno alla mezzanotte.


28 maggio 1922. Imola

Violenza contro le persone. Bastonatura

Aggressione all’on. Anselmo Marabini che, mentre si recava alla Camera del Lavoro, viene bastonato da una squadra di fascisti. Il comunista Avanti Mancini, accorso in soccorso dell’on. Marabini, viene gettato a terra e colpito da una pugnalata alla mano. Trasportato all’Ospedale Civile, viene dichiarato guaribile in 30 giorni.


3 agosto 1922. Piazza Vittorio Emanuele II, Imola

Violenza contro le persone. Bastonatura.1 morto

Raffaele Virgulti, mutilato di guerra, di idee anarco-socialiste e ferroviere, il 3 agosto fu aggredito e selvaggiamente trucidato a bastonate dai fascisti, che gli fratturarono il cranio mentre stava attraversando Piazza Vittorio Emanuele II (attuale Piazza Matteotti), teatro di aspri scontri nei giorni precedenti a causa dello “sciopero legalitario” dell’Alleanza del Lavoro e della repressione fascista dopo l’uccisione di Andrea Tabanelli.


7 agosto 1922. Mordano

Violenza contro le persone. Sparatoria, 1 morto

Nel pomeriggio del 7 agosto 1922 una squadra di fascisti uccise a colpi di rivoltella il colono Bartolomeo Mazzetti aderente alle Fratellanze coloniche, il sindacato cattolico. Il 23.8.1922 a Massa Lombarda (RA) fu trovato, nei pressi di una casa colonica, il cadavere del fascista Artemisio Ricci, il principale responsabile della morte di Mazzetti. Era stato pugnalato alle spalle. Per la morte di Mazzetti furono rinviati a giudizio 8 fascisti. Il 13.12.1923 furono condannati in 7: Luigi Monti, Ermete Bordini, Luigi Dal Pozzo e Giulio Marani a 7 anni e 6 mesi; Pietro Ricci e Ettore Boldrini a 6 anni e 3 mesi; Umberto Bonavista a 3 anni, 8 mesi e 5 giorni. Il 15.12 fu processato e condannato a 7 anni e 6 mesi il fascista Aldo Monti, latitante.


 Violenza sulle cose di proprietà antifascista da parte di fascisti (incendi, assalti, distruzioni, a sedi sindacali politiche e cooperative)

28 maggio 1922. Imola

Violenza contro le cose. Tentativo d’assalto, violenza sulle persone, bastonatura

Tentativo d’assalto alla Camera del lavoro da parte di una cinquantina di fascisti accorsi in città da tutta la Romagna. Il tentativo viene però sventato dalle guardie regie, dai carabinieri e dai soldati che riescono a disperdere i fascisti soltanto dopo che questi ebbero frantumato alcune vetrate. In piazza Cavallotti scoppiano tafferugli, con i fascisti che irrompono in alcuni esercizi commerciali devastandoli. In uno di questi esercizi una ragazza, certa Maria Casadio, viene schiaffeggiata e percossa con un bastone, riportando ferite guaribili in 10 giorni.


28 ottobre 1922. Imola

Violenza contro le cose. Tentativo d’assalto

I fascisti cittadini festeggiano il successo della Marcia su Roma tentando l’occupazione della Sottoprefettura, della Ferrovia e della Posta, impresa fallita grazie all’intervento della forza pubblica. Avvenuto l’ordine di smobilitazione, i fascisti si radunarono nelle sede di via Cavour, quindi percorsero in corteo, accompagnati dalla banda cittadina, le vie della città.


Vittime chiaramente riconducibili a scontri con le forze dell’ordine

11 aprile 1922. Fraz. Sesto Imolese, Imola

Violenza contro le persone. Arbitrio poliziesco, frustate.

L’operaio Davide Manaresi viene fermato da due carabinieri che lo perquisiscono senza trovare nulla di compromettente. All’accomiatarsi dell’operaio, uno dei due carabinieri lo colpiva con colpi di frusta, causandogli tagli al capo e lesioni multiple in altre parti del corpo, ritenute guaribili in 25 giorni.


Uccisioni e aggressioni gravi di fascisti ad opera di antifascisti e forze dell’ordine

6 gennaio 1922. Fraz. Toscanella, Dozza

Violenza contro le persone. Sparatoria

I fascisti Francesco Zanotti e Romeo Negroni vengono fatti segno di alcuni colpi di rivoltella che li feriscono gravemente, procurando loro ferite guaribili rispettivamente in 25 e 30 giorni.


2 agosto 1922. Imola

Violenza contro le persone e contro le cose. Sparatoria, omicidio, devastazione, bastonatura, 1 morto

Andrea Tabanelli, studente fascista, mentre sorveglia un cantiere insieme ai camerati Mario Minardi e Antonio Tombaresi, muore in circostanze mai chiarite, a causa di una ferita da arma da fuoco. Mentre le fonti a stampa coeve – sia di stampo socialista, sia di stampo fascista – indicano tra gli uccisori Enrico Guadagnini, la storiografia successiva evidenzia come si possa essere trattato di un fatale errore dei compagni di Tabanelli. Non appena si sparge la voce dell’uccisione di Andrea Tabanelli, in città si verificano varie aggressioni a danni di antifascisti o presunti tali. In queste circostanze, in vari punti della città, vengono bastonati Fausto Manfredi, Romeo Cornazzani, Cesare Bondi, Guido Cornazzani, Luigi Manzoni, Giulio Fiordalisi, Nildo Mazzini, Agostino Bedeschi, Giulio Vespignani, Ateo Brini, Giulio Brini e Pietro Sassi, Ireneo Sassi e Alessandra Cattani. Numerosi sono anche gli incidenti relativi alla devastazione di esercizi commerciali: vengono assaltati e devastati il caffè Sassi di Porta Bologna, il negozio di parrucchieri dell’anarchico Decimo Sarti, il Circolo Infermieri.


31 dicembre 1922. Imola

Violenza contro le persone e contro le cose. Rissa, sparatoria, bastonatura, devastazione, 2 morti

“Capodanno di sangue” a Imola. Alessandro Baldini, fascista-squadrista di Imola si reca con alcuni amici all’Osteria Belvedere, avendo avuto notizia della presenza nel locale di Gaspare Nanni. Nella colluttazione che ne consegue Baldini viene colpito al capo da un proiettile e portato all’Ospedale civile già in coma e decede poco dopo. Appresa la notizia gli squadristi imolesi si danno alle razzie e alle bastonature di molti antifascisti: Avanti Mancini viene accoltellato all’addome, mentre Olindo Costa, Augusto Tosi, Francesco Bertuzzi, Pensiero Sportelli, Settimio Bacchilega, Renato Montevecchi, Lorenzo Cornacchia, Andrea Gambi, Luigi Suzzi, Giovanni Tornaboni vengono bastonati riportando varie ferite. Il giovane Giuseppe Nanni, ritenuto instabile psicologicamente e reduce da un periodo presso il manicomio giudiziario di Reggio Emilia, mentre si aggira di fronte alla sede del Fascio (dove nel frattempo era stato trasportato il cadavere di Baldini) viene prima malmenato e poi crivellato di colpi da parte dei fascisti. Nel frattempo anche Gaspare Nanni viene rintracciato nei pressi di Ponte Santo e ferito al mento da un colpo di rivoltella. Soltanto l’intervento dei Carabinieri lo sottrae al linciaggio dei fascisti. Nel corso di quella notte si registrano l’incendio dell’edicola delle bibite di Porta Servi, il danneggiamento dei negozi dei barbieri Sportelli e Sarti e la devastazione dell’osteria Belvedere.